Mangiare bio riduce il rischio di obesità: studi e riflessioni

Donna che mangia cibo bio

Sui reali benefici degli alimenti biologici si discute da tempo, trovando una sostanziale concordia rispetto ai vantaggi ecologici per gli ambienti agricoli e gli ecosistemi vicini ai luoghi dove si coltiva, e quindi per i suoli, le piante e gli animali che vivono nelle campagne. Se, invece, si parla di salute umana in senso stretto, i pareri divergono di più. Recentemente alcuni studi hanno riacceso il dibattito, affermando effetti positivi di notevole importanza, come la riduzione del rischio di obesità, di alcuni tipi di tumori e di malformazioni congenite. Queste conclusioni sono davvero condivisibili? E quanto sono affidabili le ricerche che li evidenziano? Dopo aver trattato le fake news sul bio, approfondiremo nel dettaglio queste novità cercando di saperne di più.

I cibi biologici evitano gli effetti negativi dovuti ai pesticidi

Uomo che tiene in mano una cassa di verdure bio
Anatoliy Cherkas/shutterstock

Che mangiare bio sia davvero preferibile per la salute, oltreché per l’ambiente, non è mai stato pienamente dimostrato, e una parte di esperti di agronomia e salute contesta questo assunto, considerando ancora il biologico un cibo per pochi. Un esperimento pubblicato su Environmental Pollution e avviato nel 2017 da ricercatori del Centre d’études biologiques de Chizé dell’Università di La Rochelle (Francia) e del laboratorio Biogeosciences dell’Università della Borgogna, però, ha portato prove significative sui vantaggi alimentari del bio. La ricerca era partita con l’obiettivo di scoprire come la contaminazione ambientale dovuta a basse dosi di un mix di pesticidi, comunemente presenti nelle zone agricole, potesse influire sulla vita di uccelli di campagna come la pernice grigia. Per alcuni mesi, sono stati allevati due gruppi di pernici grigie (Perdix perdix), nutrendo il primo con grano e mais coltivati in biologico, e l’altro con l’equivalente ma coltivato in modalità convenzionale, per osservare l’effetto sugli uccelli dei residui di pesticidi sintetici non utilizzati dall’agricoltura biologica.

I risultati hanno sorpreso i ricercatori, perché in poche settimane nelle pernici nutrite con cereali convenzionali il sistema immunitario ha subito scompensi – con un calo del numero di globuli rossi e un aumento di parassiti intestinali – rispetto a quello delle pernici alimentate con sementi biologiche. Le femmine “convenzionali”, inoltre, hanno deposto uova più piccole e con gusci più sottili e hanno accumulato più grasso corporeo rispetto alle femmine “biologiche”, mentre nei maschi il piumaggio ha sviluppato una colorazione più spenta. Secondo gli studiosi, questi effetti differenziati in base al sesso potrebbero dipendere dalle proprietà di interferenza endocrina di alcune sostanze agrochimiche. Le ultime osservazioni, pubblicate nel 2023, proverebbero anche effetti negativi sulle capacità di volo e sulla vigilanza di questi uccelli.

Verdure e ortaggi
PeopleImages.com – Yuri A/shutterstock

Queste conclusioni, tuttavia, non rappresentano una grande novità per il mondo scientifico. Dagli anni Venti e fino agli anni Ottanta del secolo scorso, diverse pubblicazioni avevano evidenziato effetti collaterali dovuti a sostanze di vario tipo utilizzate in agricoltura, a partire dai fertilizzanti chimici. In una review diffusa nel 2009, un gruppo del FiBL di Vienna (tra i principali istituti di ricerca sull’agricoltura biologica al mondo) aveva raccolto studi del passato su ratti, conigli, polli e bovini, la maggior parte dei quali mostrava conseguenze negative sulla riproduzione, sulla sopravvivenza, sulle dimensioni delle cucciolate o delle uova. Una delle spiegazioni oggi ritenute plausibili è la presenza di metalli pesanti, come il cadmio, nei fertilizzanti a base di fosfati.

La valutazione sull’essere umano è complicata

Misurare con precisione l’impatto dei residui di pesticidi sugli esseri umani è però molto più complesso, in quanto non è possibile replicare le condizioni di laboratorio effettuate sugli animali. In genere, ci si limita a studi osservazionali, inevitabilmente meno solidi rispetto al lavoro svolto in condizioni controllate. I primi tentativi per valutare gli effetti sulla salute umana degli alimenti biologici sono stati realizzati utilizzando gruppi di bambini, alcuni dei quali provenivano da famiglie che seguivano uno stile di vita più orientato al consumo di alimenti biologici. I risultati – seppur poco robusti sul piano scientifico – suggerivano un beneficio sull’immunità, specialmente nella riduzione del rischio di allergie.

Le ricerche più recenti, tra conferme e limiti

Ricercatrice
shine.graphics/shutterstock

Altre ricerche cinesi si sono concentrate nella creazione di una scala di evidenze che potremmo definire “quantitativa”. Per considerare soddisfacente l’evidenza scientifica, per ogni malattia o disturbo indagato si è ritenuto che dovessero essere disponibili almeno quattro studi e che più del 60% di essi dovesse dar prova di un effetto benefico. Seguendo questo schema, sarebbero la riduzione dell’aumento di peso e del rischio di obesità gli effetti con conferme più solide a favore dei cibi bio e quattro diverse ricerche portano a questa conclusione. 

In generale, i lavori sugli effetti a lungo termine sulla salute dei cibi biologici sono ancora pochi se confrontati con le centinaia di pubblicazioni su latticini, vegetali o carni più o meno lavorate, ma la maggior parte indica dei vantaggi. Questa visione d’insieme è stata recentemente confermata da una revisione della letteratura scientifica sull’argomento, pubblicata nel settembre 2024 su Nutrition Reviews e realizzata da scienziati cinesi della Sun Yat-sen University di Guangzhou. I circa cinquanta studi presi in esame nel complesso confermano effetti positivi degli alimenti biologici sulla salute umana rispetto a diverse condizioni o patologie, anche se la letteratura è ancora troppo limitata per dare i risultati per assodati, anche perché è difficile valutare precisamente la natura e la percentuale di alimenti biologici consumati all’interno di un insieme di individui di riferimento. 

Una ricerca pubblicata nel 2022 Advances in Nutrition, in particolare, si è distinta per una notevole robustezza dei dati e per la precisione delle informazioni disponibili. Analizzando la dieta di 70.000 persone – monitorate anche in base a fattori quali categoria socio-professionale, consumo di tabacco e alcol e attività fisica – lo studio conclude che “Il consumo regolare di alimenti biologici è associato a un rischio ridotto di obesità, diabete di tipo 2, cancro al seno in post-menopausa e linfoma”.

Tuttavia, in linea generale le evidenze disponibili sono ancora limitate e talvolta basate ancora una volta su studi osservazionali. La correlazione tra biologico e obesità, ad esempio, può essere influenzata da fattori confondenti, come lo stile di vita complessivo. Il consumo di alimenti bio, infatti, può essere associato a una riduzione del rischio di obesità, ma il legame è complesso e influenzato da molteplici variabili. Per ottenere benefici significativi, al momento, l’unica strada certa è optare per una dieta equilibrata e un’attività fisica regolare.

Mangiare bio: perché sì

Donna con cassa di verdure appena raccolte
PeopleImages.com – Yuri A/shutterstock

In sintesi, l’abitudine di consumare cibi biologici è virtuosa per tre ragioni fondamentali, per quanto in parte ancora controverse nel confronto con quelli convenzionali.

  • Gli alimenti biologici sono coltivati senza l’uso di pesticidi sintetici e fertilizzanti chimici, quindi la loro produzione ha un impatto ecologico minore sugli ecosistemi rurali e su tutte le forme di vita ad essi legate. I critici, come riportato nei nostri approfondimenti, segnalano però che per produrre le stesse quantità in bio occorrono più risorse, come ad esempio maggiori estensioni di terreno.
  • La riduzione dell’esposizione a residui chimici, come abbiamo visto, può influire positivamente sulla salute e su un’ampia gamma di processi metabolici. Gli “obesogeni” – sostanze chimiche presenti talvolta nei pesticidi e negli additivi alimentari – possono infatti interferire con il metabolismo e favorire l’accumulo di grasso. Riducendo l’esposizione, i cibi biologici potrebbero quindi contribuire a prevenire l’obesità, ma la solidità delle ricerche non è ancora sufficiente per confermarlo senza timori di smentita.
  • Un altro aspetto interessante – anch’esso discusso per le piccole differenze in questione – è la maggiore densità nutrizionale in micronutrienti, specialmente per alcune categorie di alimenti, come le verdure e i cereali integrali (da distinguere da quelli “falsi”).
  • Chi sceglie il biologico in genere predilige un’alimentazione più sana a tutto tondo, con una quota maggiore di vegetali e meno alimenti trasformati e zuccheri aggiunti. Una buona presenza di fibre e composti bioattivi favorisce anche un microbiota intestinale più equilibrato, importante per il mantenimento di un peso corporeo ottimale. In altre parole, il bio si inserisce molto spesso in uno stile di vita già salubre e associato a un minor rischio di obesità e altre patologie.

Quanto bio si mangia e si produce in Italia

Vassoio con verdura e ortaggi appena raccolti
Anuta23/shutterstock

In Italia, come attestano Nomisma e Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), il consumo di prodotti bio rappresenta una quota significativa del mercato alimentare. Nel 2023, le vendite nel mercato interno hanno superato i 5 miliardi di euro, con una crescita del 7% rispetto all’anno precedente. Questo incremento è stato trainato sia dai consumi domestici, che hanno raggiunto i 3,8 miliardi di euro con un aumento del 5,2%, sia dai consumi fuori casa, che hanno sfiorato 1,3 miliardi di euro, segnando un balzo del 18%. Nonostante questa tendenza, la fascia di mercato dei prodotti biologici sul totale delle vendite alimentari in Italia è ancora relativamente contenuta, attestandosi al 4% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. Sebbene il consumo in Italia sia in crescita e rappresenti una parte non trascurabile del mercato alimentare, la sua incidenza percentuale sul totale delle vendite alimentari rimane ancora limitata.
È importante notare, però, che l’Italia vanta una delle percentuali più elevate di superfici agricole dedicate al biologico, con oltre 2,3 milioni di ettari che rappresentano il 19% del totale, rispetto a una media europea del 12%. Al di là di tutto, quindi, nel contesto produttivo italiano il bio costituisce un settore economico di primo piano.

 

Immagine in evidenza di: RossHelen/shutterstock

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