Palmento Costanzo, la forza del vulcano e delle donne
La forza del vulcano e la forza delle donne: entrambe inarrestabili. La dimostrazione arriva da Palmento Costanzo, un’azienda tutto sommato giovane, nata soprattutto grazie al carattere forte di Valeria Agosta Costanzo che, guardando l’Etna, ha deciso di intraprendere una strada in salita per la produzione dei vini, ma che ora le sta dando risultati positivi.
«Abbiamo iniziato nel 2009, acquistando a contrada Santo Spirito, tra i 600 e i 900 metri di altitudine, 5 ettari di vigneto. I precedenti proprietari vendevano l’uva, ma c’erano vigne a piede franco anche di 120 anni, tutte ad alberello».
[[ima2]]Vigneti storici che però non erano in condizioni perfetti. «Prima non c’era una cura maniacale – ha raccontato Valeria Agosta Costanzo – c’erano i pali di cemento, che abbiamo sostituito con quelli di castagno; inoltre abbiamo sistemato i muretti a secco. Infine c’era un palmento di fine 800, per il quale abbiamo realizzato un restauro conservativo: vinifichiamo lì, ma con tecnologia moderna».
Un’azienda giovane, come detto, ma che ha nella storia, nella tradizione, le radici della sua produzione: «Manteniamo le 4 varietà autoctone. Siamo in biologico. Rispettiamo la sostenibilità del suolo – ha rimarcato Valeria Agosta Costanzo – Ci troviamo in una posizione privilegiata, molto ventilata. I suoli di pietra lavica, con matrice sabbiosa, hanno aiutate le viti a difendersi dalla fillossera».
La passione per la viticoltura è poi passata anche alla figlia Serena: «Mi sono specializzata in enologia e viticoltura. I miei genitori mi hanno trasmesso la cultura del vino, durante i nostri viaggi abbiamo fatto molte visite. Poi mi sono laureata in scienza e tecnologia agraria, e mi sono appassionata anche il vino. Per questo mi sono specializzata in enologia e viticoltura, conclusa con uno stage in Francia a Bordeaux».
[[ima3]]Una passione che è stata ovviamente riportata sulla Muntagna. «Ho a cuore un progetto sullo studio dei terroir. Ci sono tre versanti, è vero, ma ognuno è diviso in contrade, e anche dentro le contrade esistono differenze notevoli».
Tanto che nel 2016 i vigneti sono stati suddivisi in tre particelle, per i rossi, che poi hanno seguito un percorso di vinificazione separata. «Ogni terrazza è diversa – ha proseguito Serena – Al momento abbiamo 18 ettari, 12 in Contrada Santo Spirito, frazione di Passopisciaro. C’è anche un ettaro a Milo, che entrerà in produzione in futuro».
[[ima4]]A proposito di futuro, si guarda molto alle richieste del mercato: «Abbiamo un grande contrasto, in corso. Da una parte c’è il trend del consumatore, che vuole vini più freschi e meno alcolici; di contro abbiamo il cambiamento climatico. Sull’Etna abbiamo tardato la potatura, rallentando il ciclo fenologico, per affrontare questi problemi».
Come detto, l’azienda si concentra sulle quattro varietà autoctone siciliane (e ancora di più specifiche dell’Etna): Nerello Mascalese e un po’ di Nerello Cappuccio per i rossi, Carricante e piccole percentuali di Catarratto per i bianchi.
[[ima5]]È proprio sui bianchi che in questo momento Palmento Costanzo sta puntando molto. Ne è stata una dimostrazione la degustazione che si è tenuta al ristorante di Pino Cuttaia a Milano, Uovo di Seppia, con il Bianco di Sei, realizzato con Carricante al 90% e Catarratto al 10%. In particolare si sono assaggiate cinque annate, dalla 2018 alla 2022. Quest’ultima, la più giovane, mostra di avere un grande potenziale di affinazione per il futuro, con note di frutta e di erbe officinali, e una spiccata verticalità. La 2021 è stata un’annata decisamente calda e il vino segue l’andamento stagionale, mantenendo anche una discreta freschezza, ma con un piacevole equilibrio. La 2020 è stata un’annata con abbondanti piogge tra giugno e luglio non hanno compromesso la salubrità delle viti, che hanno comunque raggiunto la piena maturazione: il vino è piacevole e di buona bevibilità.
La 2019 è probabilmente l’annata più rappresentativa: un vino dalla grande complessità e profondità, maturata negli anni di affinamento, mantenendo la freschezza e la sapidità, con note che ricordano di certo la 2022 la quale, immaginiamo, potrebbe avere la stessa evoluzione negli anni. L’annata 2018 è stata particolarmente fredda e piovosa e, in maniera analoga e opposta alle 2021, il vino risente di questi aspetti, andando a giocare più sull’agilità e con una struttura inferiore.