Momento storico per il vino nelle Marche: il Castelli di Jesi Verdicchio Superiore passerà da DOC a DOCG
Milano è stata la scena perfetta per presentare, in anteprima, con il Consorzio Istituto Marchigiano di Tutela Vini e 15 produttori di Verdicchio dei Castelli di Jesi, le novità del disciplinare. Una modifica importante che il presidente Michele Bernetti ha esplicitato: «Per noi produttori di Verdicchio dei Castelli di Jesi è un momento storico davvero significativo. La modifica del disciplinare costituisce un vero passo avanti sul percorso qualitativo di questa denominazione portando la versione Superiore da Doc a Docg come la Riserva. Questi vini rappresentano i veri ambasciatori dei Castelli di Jesi: meno vitigno e più territorio».
Un autentico cambio di prospettiva per i 25 comuni di produzione che creano da sempre un mosaico di espressioni e vocazione per il vitigno Verdicchio. «Immaginate – chiosa Bernetti – che voler trasformare la denominazione per la versione “Superiore” con la denominazione di origine controllata e garantita ci compatta verso la qualità assoluta che il territorio merita di attestare».
[[ima2]]L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, con la direzione dell’esperto Alberto Mazzoni, rappresenta oltre 500 aziende associate per 16 denominazioni di origine, di cui 4 Docg tra cui il Castello di Jesi Riserva. L’organizzatrice di questo simposio, Ondine de La Feld di Tenuta di Tavignano a Cingoli ha confermato: «Visto che il consorzio nel 2024 festeggerà i 25 anni di nascita, siamo certi che attraverso questo nuovo disciplinare possa esserci in arrivo un grande futuro per il nostro vino marchigiano. Desideriamo creare un evento itinerante per assaggiare questi vini con una linea del tempo che ne attesti diversità e longevità».
[[ima3]]Proprio Cristina Mercuri, Wine educator e Comunicatrice dell’anno 2023 per noi di Bollicine del Mondo, ha condotto una masterclass alla cieca con 15 Castelli di Jesi Verdicchio Riserva cercando di svelare la maestosità di questo vino marchigiano. Mercuri ha diviso i vini in tre macro-definizioni, pensandoli in una vita di slancio, ricchezza e grazia, collocandoli in fasce temporali dal più giovane al più maturo.
[[ima4]]Un vero e proprio esercizio di riconoscibilità di stili, suoli, vinificazioni e zonazioni che ci hanno portato a degustare vini diversi tra loro con un timbro essenziale di comportamento potenziale di maturità del vino. Stratificazioni e verticalità interessanti sui cui riflettere. Il cambiamento climatico per il Verdicchio è meno devastante perché l’acino di queste uve ha una buccia spessa e la vicinanza del mare e l’altitudine di alcuni comuni crea un singolare equilibrio in vigna.
[[ima5]]Il blind test ci ha permesso di assaggiare questi 15 vini che sintetizzeremo così:
1. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2021 “Castelfiora” Tombolini a Staffolo: lineare nella classica bottiglia di anfora, delicato, sottile e floreale.
2. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2020 “Milletta” – Sartarelli a Poggio San Marcello: morbido e complesso, fresco, note più erbacee e un senso glicerico al palato ben integrato.
3. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2017 “Salmariano” – Marotti Campi a Morro d’Alba: complesso con esplosione al naso e all’assaggio di erbe officinali, acidità ben integrata.
4. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2016 “Ambrosia” – Vignamato a San Paolo di Jesi: elegante, nota iodata molto marcata con sfumature di frutta candita e una grande complessità in evoluzione.
5. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2018 “Crisio” – Casalfarneto a Serra de’Conti: per un’annata davvero ribelle il vino è piuttosto solido, un naso ben evoluto con note leggermente erbacee aromatiche, il sorso complesso con una buona stratificazione palatale.
6. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2008 “Villa Bucci” – Villa Bucci a Montecarotto e Serra de’ Conti – FORMATO MAGNUM: Verdicchio davvero esemplare, unico in formato magnum, dalla trama inconfondibile per tutto coloro che amano lo stile Bucci. Note di camomilla, sentori affumicati, terrosi. Il sorso molto evoluto con un’acidità ben integrata nel succo. Un calice che resta nella memoria.
7. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2016 “Tardivo ma non tardo” – Santa Barbara a Montecarotto: promettente, equilibrato, un naso complesso dove emerge una nota di rosmarino ben integrata alla florealità del sorso.
8. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2015 “Selva di Sotto” – La Staffa a Staffolo: muscoloso, un’opulenza garbata per un Verdicchio dall’acidità molto marcata. Probabilmente l’altitudine dei vigneti distesi a 500 metri sul livello del mare svela un vino più verticale.
9. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2018 “Lauro” – Podere Mattioli a Serra de’ Conti: generoso, grande freschezza e una frutta matura al naso e all’ assaggio.
10. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2013 “Misco Riserva” – Tenuta di Tavignano a Cingoli: felice equilibrio, armonico, verticale e note di frutta secca tostata. Freschezza incredibile pensando al millesimo 2013 di appartenenza.
11. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2021 “Utopia” – Mirizzi di Montecappone a Staffolo: leggiadro, austero, note erbacee mediterranee con lievi sentori agrumati di pompelmo rosa.
12. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2016 “San Paolo” – Pievalta a San Paolo di Jesi: contemporaneo, agrumato, vibrante dal sorso freschissimo figlio di una grande annata.
13. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2010 “Gioacchino Garofoli” – Garofoli a Montecarotto: opulento, note di cedro e sfumature d’incenso, complessità nel sorso ricco di susina gialla. Grande calice.
14. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2017 “Stracacio” – Fattoria Coroncino a Cupramontana: goloso e al contempo ostinato, un colore giallo oro che affascina, sorso quasi più balsamico davvero identitario.
15. Castello di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2008 “Plenio” – Umani Ronchi a Cupramontana: impeccabile interpretazione di questo vitigno autoctono. Un sorso dove emerge l’agrume maturo, la frutta gialla e una ricchezza nel sorso che si allinea ad un’acidità ben integrata. Lievi note tostate sul finale per un calice davvero interessante.