Pane di Maiolo, la preparazione antica che ci riporta ai ritmi lenti della vita rurale
Se vi chiedessimo qual è il cibo che non può assolutamente mancare sulle vostre tavole, siamo convinti che molti di voi risponderebbero “il pane”. Si tratta infatti di un alimento fondamentale, che accompagna la storia dell’uomo da sempre, ricco di significati simbolici per tante culture diverse. Nella sua semplicità, il pane è vita, casa, senso di condivisione.
Ci sono comunità che, più di altre, portano avanti un legame viscerale con questo prodotto. Una di queste è la popolazione di Maiolo, Comune della Valmarecchia, nella provincia di Rimini, conosciuto per il suo pane caratteristico, al quale è dedicata anche una festa annuale. Una preparazione che i cittadini tramandano con orgoglio di generazione in generazione perché affonda le proprie radici nella cultura contadina, perché è realizzata con ingredienti semplici e genuini del territorio e perché ci parla di un passato in cui la preparazione del pane vedeva il coinvolgimento di tutta la comunità.
Dopo avervi parlato di eccellenze locali come il pane di Monte Sant’Angelo e il pane di Triora, oggi, insieme a Laura Pacchioli, presidente della Pro loco di Maiolo, vogliamo quindi portarvi alla scoperta di questo pane per conoscerne le origini, le peculiarità, il metodo di preparazione, la festa ad esso dedicata e qualche ulteriore curiosità.
Pane di Maiolo: un prodotto antico, dalle origine contadine
“Il pane è molto più di un semplice alimento e racchiude in sé molteplici significati”. Comincia così la chiacchierata con Laura Pacchioli dedicata a questo prodotto tipico della tradizione di Maiolo. “Oltre a nutrimento per il corpo, il pane è simbolo di unione e amicizia. Per Maiolo, in particolare, paese con radici contadine dove si è sempre coltivato il grano e fatto il pane, è un elemento di tradizione, cultura e passione. È tradizione perché deriva da nonni e bisnonni che hanno trasmesso ai propri figli e nipoti il valore del pane. È cultura perché il pane veicola le usanze e i ritmi di un tempo lontano ed è passione, quella che c’è nel trasformare un piccolo chicco di grano in farina, nel realizzare l’impasto attraverso elementi semplici e naturali, nel cuocerlo e poi nel condividerlo intorno a un tavolo. Per Maiolo, quindi, il pane significa coesione e valorizzazione della comunità. Grazie ad esso, vengono portati avanti e rivalutati la panificazione tradizionale e gli elementi tipici della cottura contadina”, spiega la presidente.
Ma a quando risalgono le origini di questa preparazione? Si tratta di una tradizione strettamente legata a un elemento caratteristico del paese (che, per chi non lo sapesse, ha preso il posto e ha ereditato il nome dell’omonimo borgo vicino, distrutto da una frana nel 1700), ossia la presenza di una serie di forni risalenti a secoli addietro, sparsi sul territorio, che venivano impiegati per cuocere il pane. Ce ne sono più di 50, nati nei primi dell’Ottocento, e sono distribuiti nei piccoli borghi del Comune di Maiolo, anche se oggi non tutti sono attivi e visitabili.
“Il pane di Maiolo ha origini molto antiche – ci spiega l’intervistata – e le prime fonti storiche parlano di un forno comunitario presente prima del Settecento. Successivamente, data l’esigenza di creare forni che fossero più facilmente accessibili da parte della popolazione, furono realizzati tanti piccoli forni privati all’interno di centri e unità abitative, che potevano essere utilizzati dalle famiglie che vivevano in quel nucleo rurale. Tutte informazioni, queste, ricavate sia dal libro di un nostro compaesano, Mauro Menghini, Cronache e Memorie della Terra diruta di Majolo, che cita documenti storici, sia dagli stessi cittadini che ci hanno raccontato la storia e le tradizioni tramandate da nonni e bisnonni”.
Pane di Maiolo: ingredienti genuini e un metodo di preparazione tramandato di generazione in generazione
Laura Pacchioli racconta che la preparazione del pane, all’epoca, avveniva di solito una volta a settimana e coinvolgeva tutti: mamme, figli, nonne e gli stessi mariti, spesso incaricati di accendere il fuoco e di mantenerlo. Era un lavoro di comunità, dove al centro non c’era solo il pane, ma tutto ciò che ne scaturiva.
Ma quali sono le caratteristiche di questo prodotto? “Gli ingredienti sono semplici, genuini e naturali. Il pane è realizzato con farina biologica di grani antichi macinata a pietra, prodotta tendenzialmente nel territorio di Maiolo. Gli altri componenti sono acqua e lievito madre, ma anche tanto impegno, entusiasmo e la giusta attesa per permettere all’impasto di lievitare quanto serve. Di base, la preparazione è sempre rimasta fedele alla tradizione, anche se il tempo ha sicuramente aiutato ad affinare il metodo. Inoltre, non esiste una vera e propria ‘ricetta’: si tratta di insegnamenti orali e pratici che vengono tramandati all’interno delle famiglie da nonni e bisnonni. Ogni famiglia a Maiolo potrebbe raccontare del ‘proprio’ pane, di aneddoti e tradizioni ad esso legate. È proprio grazie a questo che oggi abbiamo così tante informazioni a riguardo”, spiega l’intervistata.
Il segreto di una cottura lenta nel forno a legna
Questo pane, poi, ha una peculiarità importante: la durevolezza nel tempo. “Se conservato nel modo corretto, dopo una settimana è ancora buono e fragrante come appena fatto. Una caratteristica, questa, dovuta alla cottura e alla lievitazione. La cottura lenta in un forno a legna preriscaldato e chiuso permette al pane di levitare e di ottenere una crosta croccante con l’interno morbido”, specifica la presidente, raccontandoci anche alcuni “trucchi” per capire se il forno è troppo caldo oppure no: “Il forno deve avere una temperatura specifica, ma un tempo non c’erano i termostati, naturalmente. Per capire se la temperatura era giusta, quindi, le persone osservavano il colore della pietra all’interno del forno: quando diventava bianca, il forno aveva raggiunto una temperatura elevata. Un’altra usanza particolare era la ‘prova dell’alloro’. Quando la pietra diventava bianca, si metteva all’interno del forno un ramo di alloro: se non si bruciava, il forno era alla temperatura giusta; se si bruciava, voleva dire che era troppo caldo e che bisognava aspettare per informare. Tuttora si usa questo metodo, anche perché molti dei forni utilizzati per la Festa del Pane, ad esempio, sono antichi”.
E per quanto riguarda la conservazione? Quali consigli seguire? Laura Pacchioli suggerisce di aspettare che il pane si raffreddi, dopodiché di avvolgerlo nella stoffa – preferibilmente lino o cotone – oppure di metterlo all’interno di un contenitore in cui possa “respirare”, ma senza essere troppo esposto all’aria, come una cassettina di legno o di vimini. Non bisogna inserirlo in una busta di plastica o usare altri materiali non naturali.
E guai a bruciare il pane…
Una preparazione preziosa, che non doveva essere assolutamente sprecata. Tanto che, se per caso il pane si bruciava, era ritenuto come un segno malaugurante. “Bruciare il pane era considerato sfortuna, un po’ come quando si rompe uno specchio. Era talmente impegnativo il processo di produzione e di preparazione, ed era talmente importante come alimento, visto che un tempo sfamava intere famiglie, che bruciarlo era davvero un guaio. Ancora oggi è rimasto questo collegamento, ma soprattutto è rimasto ciò che fa parte di tutta la tradizione italiana in genere: il pane non si butta via mai, c’è sempre un modo per riutilizzarlo”.
Quale miglior modo per omaggiare il pane di Maiolo, se non con una festa a tema?
Questo legame del territorio con il suo pane si traduce in una festa annuale, la Festa del Pane, che si tiene l’ultimo weekend di giugno (quest’anno il 29 e il 30 giugno). “La celebrazione ha raggiunto la ventisettesima edizione – racconta la presidente della Pro loco – appuntamento che nasce dalla tradizione di far visitare i borghi e i forni antichi. Generalmente, infatti, in quell’occasione i forni sono pronti per essere accesi e visitati, anche se quest’anno accenderemo solo quello in Località Capoluogo, nella piazza del centro di Maiolo, recentemente ristrutturato dal Comune.
Il forno viene acceso i giorni precedenti in modo da prepararlo e scaldarlo, e durante le giornate della festa lo usiamo per sfornare pane e spianate (un altro prodotto tipico del territorio). La Festa del Pane è accompagnata da eventi e appuntamenti, come la cena del sabato sera a base di prodotti del territorio, la Santa Messa in piazza la domenica, l’apertura dello stand gastronomico dove mangiare e degustare pane e spianate farcite, e poi varie iniziative, sia per grandi che bambini, come mostre, mercatini, giochi e intrattenimenti”.
Maiolo, il Museo del Pane a cielo aperto
“La presenza dei forni antichi distribuiti su tutto il territorio rende Maiolo un museo itinerante. Se una persona venisse a Maiolo e volesse passare per i piccoli borghi che caratterizzano questa zona, ad esempio Ca’ Fattori, Ca’ Mascella e Ca’ Bertello, in ognuno troverebbe uno di questi forni. Generalmente si potrebbero vedere organizzando delle visite, perché molti si trovano all’interno di piccoli nuclei di case, anche private, mentre il forno presente nella piazza del centro è sempre visitabile.
Ma esiste anche un edificio adibito a museo, la Casa del Pane, che si trova vicino alla piazza principale di Maiolo: una costruzione, ristrutturata di recente, che ripropone l’aspetto di quella che un tempo era una casa rurale. Al suo interno sono stati ricreati i vari ambienti della casa, con elementi tipici della tradizione, ed è stata prevista una mostra fissa con fotografie e documenti che trattano la panificazione, raccolti dalle ricerche degli alunni della scuola elementare di Maiolo. A questa si aggiunge una mostra diversa, ogni anno, in occasione della Festa del Pane”, racconta l’intervistata.
Olio EVO e un pizzico di sale: ecco come gustare al meglio il pane di Maiolo
Non potevamo chiudere la nostra chiacchierata senza chiedere a Laura Pacchioli qualche suggerimento per degustare al meglio questo pane tanto speciale. “Per assaporare tutto il gusto genuino del pane di Maiolo, basterebbe un filo d’olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale: un abbinamento semplice che permette di apprezzare sia l’olio di qualità sia il sapore del pane. Da Romagnola, poi, suggerisco ovviamente anche gli abbinamenti con i salumi e i formaggi, mentre, per i più golosi, un classico come pane, burro e marmellata. Per tornare alle radici contadine, poi, si può provare quella che era una delle merende tipiche di un tempo, ossia pane con sopra il pomodoro. In ogni caso, per quanto è buono, il pane di Maiolo può essere abbinato con qualsiasi cosa”.
E voi conoscevate questa tipica preparazione locale? Vi piacerebbe provarla?
Immagine in evidenza di: Mykola Mazuryk
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