Nuovi farmaci contro l’obesità: come funzionano e perché potrebbero essere rivoluzionari?
La ricerca sui farmaci contro l’obesità negli ultimi anni ha compiuto notevoli passi avanti e oggi una nuova tipologia di molecole, già utilizzate dai diabetici, promette di cambiare la vita alle persone sovrappeso. Nel dicembre 2023, non a caso, la rivista Science ha valutato lo sviluppo della semaglutide – già impiegata per il trattamento del diabete di tipo 2 – come scoperta scientifica dell’anno. Ma come agisce questa sostanza e come si può utilizzare? E perché in Italia la somministrazione per il trattamento dell’obesità non è ancora diffusa? Considerando queste e altre domande, cercheremo di saperne di più partendo dalle ultime novità in ambito scientifico.
Farmaci contro l’obesità: la semaglutide scoperta scientifica dell’anno
L’obesità, sempre più diffusa, viene considerata una malattia cronica, invalidante e pericolosa, nonché soggetta a un giudizio sociale che può provocare problemi di tipo psicologico. Tuttavia è spesso sottodiagnosticata, stigmatizzata e non di rado trattata con indicazioni generiche e diete non sempre efficaci.
Anche per questi motivi, l’impiego di farmaci contro l’obesità ha una lunga storia, che in passato ha conosciuto perfino il ricorso a sostanze potenzialmente molto pericolose, come le anfetamine. Con gli ultimi ritrovati della scienza, però, questi rischi sembrerebbero soltanto un lontano ricordo, come prova l’entusiasmo dimostrato dagli esperti per gli effetti positivi degli analoghi di GLP-1 a base di semaglutide e liraglutide, dei quali fanno parte farmaci in uso per il diabete da circa vent’anni con specifici nomi commerciali.
Il loro utilizzo contro l’obesità, nel dicembre scorso è stato riconosciuto dalla prestigiosa rivista Science come scoperta scientifica dell’anno 2023, perché la semaglutide, in particolare, “induce una significativa perdita di peso, con effetti collaterali per lo più gestibili”. Inoltre, si è appurato che “riduce anche i sintomi dell’insufficienza cardiaca e il rischio di infarti e ictus”, come riporta l’articolo che illustra l’importante riconoscimento. Questa sostanza, peraltro, da alcuni anni è conosciuta negli Stati Uniti in quanto usata dalle star nella dieta per dimagrire. Ma l’utilizzo non è del tutto privo di effetti collaterali e deve avvenire sotto supervisione medica, senza eccessi.
Come funziona e come si usa?
L’azione della semaglutide è apparentemente semplice: questa sostanza placa la fame e riduce la glicemia, rallentando lo svuotamento dello stomaco, il tutto con una sola iniezione sottocutanea a settimana, mediante una pennetta simile a quelle utilizzate dai diabetici per l’insulina.
Secondo le rilevazioni, il farmaco produce un dimagrimento medio del 16% in un anno. La scelta della rivista Science, però, è motivata anche dalle altre potenzialità della molecola, e in particolare per i benefici sul cuore. Secondo una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine nel novembre 2023, infatti, i pazienti non diabetici trattati con semaglutide hanno riscontrato una riduzione del rischio cardiovascolare, mentre un precedente studio – uscito recentemente sulla stessa rivista – si era occupato dei buoni risultati della semaglutide nel contenere i sintomi legati allo scompenso cardiaco. Per la Società italiana dell’obesità (Sio), l’introduzione di questi farmaci, in particolare della semaglutide, rappresenta una vera rivoluzione nella cura dei pazienti obesi. Il giudizio più che positivo è dovuto all’efficacia di queste molecole, normalmente ben tollerate, di cui esiste un’esperienza piuttosto lunga nei pazienti con diabete di tipo 2, senza che vi siano mai state segnalazioni di problemi particolari.
Anche questi, come tutti i farmaci, devono essere assunto sotto stretto controllo medico, in quanto possono presentarsi effetti collaterali: tra questi il più tipico è la nausea, che può essere accompagnata da vomito o diarrea. In genere si tratta di sintomi transitori, perché lo stomaco tende ad adattarsi, ma in episodi più rari si sono registrate anche paralisi gastriche, pancreatite e ostruzioni intestinali, come hanno riportato le ricerche.
I dati iniziali senz’altro positivi, tuttavia, secondo Science non rispondono ancora a pieno ad alcuni quesiti in sospeso, in particolare rispetto alla durata del trattamento e sugli effetti a lungo termine. Per non recuperare i chili persi, il farmaco deve essere assunto per sempre? Sospendendo il farmaco, infatti, si tende a riprendere peso rapidamente.
Un altro elemento critico riguarda la reperibilità della semaglutide, anche a causa del successo e della forte domanda, aspetto divenuto addirittura rischioso per i pazienti diabetici, che usano il farmaco da anni e potrebbero non riuscire a rifornirsi. In ogni caso, vanno evitati gli usi eccessivi e senza controllo, tanto che negli Stati Uniti si sono verificati episodi di uso smodato, che ha portato alla denutrizione e all’intossicazione.
Farmaci contro l’obesità in Italia e studi sulle nuove molecole
Le prime autorizzazioni per il trattamento dell’obesità sono arrivate negli Stati Uniti, mentre in Italia, come indica l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), al momento il prodotto è destinato solo ai diabetici, che hanno anche diritto alla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale. Come riportato, infatti, “ogni altro utilizzo, inclusa la gestione del peso, rappresenta un uso off-label e attualmente mette a rischio la disponibilità del farmaco per la popolazione indicata”. A frenare la diffusione resta la scarsa disponibilità, tanto che il 14 novembre scorso Aifa prevedeva per la semaglutide “carenze intermittenti per tutto il 2024” e per la liraglutide – molecola della stessa classe ma della generazione precedente e un po’ meno efficace – “carenze almeno fino al secondo trimestre del 2024”.
Oltre all’attesa del via libera per gli individui adulti, data l’emergenza obesità infantile, queste nuove molecole interessano anche il trattamento dei ragazzi dai 12 anni di età, alla luce dei dati più che incoraggianti di uno studio dell’Università del Minnesota, i cui risultati sono stati presentati al Congresso europeo sull’obesità a Dublino e pubblicati nel 2022 sul New England Medical Journal. Somministrato una sola volta la settimana per 68 settimane a un gruppo di 180 ragazzi obesi tra i 12 e i 18 anni, il farmaco ha permesso al 25% dei partecipanti di tornare a un peso normale e al 19,5% di scendere dallo stato di obesità a quello di sovrappeso.
Per quanto efficaci, questi farmaci devono sempre essere affiancati da un piano nutrizionale sano e controllato e da attività fisica, soprattutto quando i pazienti perdono peso, per mantenere e sviluppare il tono e l’elasticità muscolare.
Al di là delle autorizzazioni per i diversi utilizzi, nei prossimi anni la ricerca prevede l’introduzione di alcune altre molecole analoghe alla semaglutide, anche somministrabili per via orale. Tra queste la tirzepatide, altra agonista di GLP-1, che avrebbe dimostrato un’efficacia perfino superiore nella perdita di peso. Inoltre, sono in corso ulteriori ricerche sull’utilizzo degli agonisti del recettore del GLP-1 per impieghi diversi, ovvero il trattamento della tossicodipendenza, delle malattie di Alzheimer e di Parkinson, grazie alla capacità di queste sostanze nel modificare e regolare l’attività del sistema nervoso centrale.
I farmaci contro l’obesità ancora scarsamente utilizzati
A prescindere dalle questioni relative alle approvazioni e alle reperibilità appena citate, secondo l’Associazione medici endocrinologi (Ame) l’utilizzo dei farmaci contro l’obesità ora disponibili è ancora troppo poco considerato dagli specialisti. Se applicati maggiormente, potrebbero infatti avere un ruolo determinante nel controllo e nella prevenzione dell’obesità, con un risparmio di circa 16 miliardi di euro in 5 anni per l’intero sistema sanitario nazionale. Secondo uno studio pubblicato nel 2023 su Frontiers in Endocrinology, solo 2 specialisti italiani su 5 prescrivono farmaci specifici e già approvati ai propri pazienti con obesità anche grave, in associazione a diete e stili di vita sani.
A questo proposito e per una maggiore appropriatezza terapeutica, è stata pubblicata la prima linea guida “Terapia del sovrappeso e dell’obesità resistenti al trattamento comportamentale nella popolazione adulta con comorbilità metaboliche”, approvata dall’Istituto superiore di sanità e redatta dall’Ame in collaborazione con Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica), Sio (Società italiana dell’obesità), Sicob (Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche) e Sige (Società italiana gastroenterologia ed endoscopia digestiva). Questo documento rappresenta un nuovo punto di riferimento per tutti i medici che si occupano di obesità, che hanno così a disposizione una guida basata sulle evidenze, con indicazioni precise su stili di vita, farmaci, chirurgia, da prescrivere ai pazienti in base a età sesso, situazione socioeconomica, indice di massa corporea e comorbilità presenti.
Secondo Ame, la nuova linea guida sdogana la terapia medica e chirurgica, perché “prescrivere ai pazienti la terapia giusta non è solo possibile, ma anche doveroso”: curare correttamente l’obesità riduce anche il rischio di complicanze metaboliche ad essa associate.
Nel documento, infine, vengono fornite indicazioni anche sui nuovi farmaci per il trattamento dell’obesità, come la semaglutide, la cui destinazione anche per la cura dell’obesità è fortemente promossa dall’associazione. Già nel marzo 2022, peraltro, la Società Italiana dell’obesità aveva presentato una domanda dove si chiedeva alle istituzioni di riconoscere la rimborsabilità dei farmaci per l’obesità per i pazienti con obesità grave o complicata. Il documento, quindi, oltre a rappresentare un incentivo al riconoscimento istituzionale della patologia obesità, promuove questo stesso diritto per tale trattamento.
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