Insalata in busta e Unione Europea: tutto ciò che serve sapere sulla proposta del nuovo regolamento
Ridurre gli sprechi, investire su alternative meno inquinanti ed eliminare progressivamente l’utilizzo della plastica monouso. Queste sono tre delle linee di azione dell’Unione Europea che, già da alcuni anni, ha dettato nell’ottica di una maggiore sostenibilità del settore agroalimentare, e non soltanto. In questo contesto, nel novembre del 2022 è stato presentata una proposta di riforma della normativa sugli imballaggi che, così com’è in questa fase della discussione, desta alcune preoccupazioni per alcuni settori del Made in Italy. In occasione di Tuttofood, fiera agroalimentare che si tiene a Milano nel mese di maggio, ad esempio, Coldiretti ha espresso perplessità, sostenendo che se il regolamento fosse approvato senza modifiche, dagli scaffali dei supermercati sparirebbero insalate in busta, frutta e verdura confezionate, arance in rete, persino le bottiglie di magnum.
Approfondiamo l’argomento e vediamo cosa prevede la normativa e i diversi pareri in campo.
Sostenibilità e packaging: la proposta di regolamento dell’Unione Europea
Il 30 novembre 2022 la Commissione Europea ha presentato una Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio che andrebbe a modificare il regolamento UE 2019/1020 e la Direttiva UE 2019/904. Pur riconoscendo il fondamentale ruolo svolto dal packaging sia dal punto di vista della sicurezza alimentare sia in quanto settore produttivo, il legislatore europeo rileva che “gli imballaggi rappresentano inoltre una delle principali preoccupazioni ambientali. Sono uno dei maggiori utilizzatori di materiali vergini (il 40 % della plastica e il 50% della carta utilizzati nell’UE sono destinati agli imballaggi) e rappresentano il 36% dei rifiuti solidi urbani.”
Da questi dati deriva la necessità di intervenire. La proposta pone l’attenzione sulla circolarità del settore rendendo obbligatorio che il packaging sia riciclabile o riutilizzabile entro il 2030, ma non solo: si sottolinea anche come sia prioritario ridurre al minimo lo spazio vuoto negli imballaggi.
Il testo, inoltre, prevede che determinati formati di imballaggio subiscano delle restrizioni, come avvenuto in passato a proposito delle plastiche usa e getta o delle bottigliette d’acqua. In particolare, si legge che per gli imballaggi monouso di frutta e verdura fresche è previsto il divieto d’uso al di sotto di 1,5 kg, “a meno che non sia dimostrata la necessità di evitare perdite di acqua o turgore, rischi microbiologici o urti.”
L’UE vuole vietare l’insalata in busta? La denuncia di Coldiretti
Frutta lavata e tagliati, mirtilli e frutti di bosco porzionate, insalata in busta hanno un peso inferiore alla soglia indicata. Questo ha evidenziato Coldiretti in una nota resa pubblica in occasione della fiera milanese. La normativa, si legge nella nota,“imporrebbe, tra le altre cose, l’addio alle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, giudicate superflue e considerate al pari delle piccole confezioni di shampoo usate negli hotel. Una scelta che apre ad una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Basti pensare al tradizionale cestino di fragole o piccoli frutti che soprattutto nelle fasi di trasporto protegge l’integrità del prodotto.”
L’associazione di categoria sottolinea come i consumatori siano abituati ad acquistare questo tipo di prodotti. Secondo un sondaggio di Unione Italian Food, il 75% del campione li mette nel carrello regolamente, in particolare l’81% sceglie l’insalata in busta, il 40% le ciotole di insalata e il 30% la frutta lavata e tagliata.
Addio anche alle magnum di vino?
La direttiva, secondo quanto rileva sempre Coldiretti, potrebbe avere conseguenze anche sul settore vitivinicolo. Prevedrebbe, infatti, una standardizzazione delle bottiglie e una riduzione del loro peso, il cui effetto sarebbe l’eliminazione del classico formato delle magnum.
A partire dal 2030, inoltre, l’UE prevede che il 10% delle bevande alcoliche immesse sul mercato dovrà utilizzare imballaggi inseriti nei sistemi di riuso; una soglia che dovrà raggiungere il 25% nel 2040. I vini, nello specifico, prevedono la soglia del 5% entro il 2030 e del 15% entro il 2040. “Un vero e proprio stravolgimento che soprattutto nel caso del vetro”, prosegue la nota di Coldiretti, “rischia peraltro di vanificare tutto il lavoro fatto nel corso degli anni sul fronte del riciclo per indirizzarsi verso un riutilizzo dai contorni problematici e poco chiari.”
Gli effetti per i consumatori secondo il Codacons
A Coldiretti fa eco il Codacons, il coordinamento delle associazioni di tutela dei diritti dei consumatori, che in una nota esprime preoccupazione: “Se da un lato è giusto ridurre gli imballaggi e limitare il loro peso sull’ambiente, dall’altro è innegabile che una simile misura avrebbe un effetto dirompente sulle abitudini dei consumatori. Non sarebbe più possibile trovare nei supermercati confezioni monouso di insalata, vaschette di fragole, buste di mele, reti di arance o limoni, e tutti quei prodotti ortofrutticoli non venduti sfusi. Al di là dei disagi per tutti i cittadini durante gli acquisti, alcune categorie sarebbero particolarmente danneggiate, come i single o le coppie senza figli, coloro cioè che acquistano piccole quantità spesso ricorrendo a confezioni monouso, che consentono di gestire meglio la spesa settimanale e ridurre gli sprechi di cibo in casa.”
Dalla proposta al regolamento: c’è tempo per intervenire sul testo
Le denunce di Coldiretti e Codacons sollevano dei dubbi sulla proposta di Regolamento Europeo, ma è importante, in primo luogo, sottolineare come si tratti di un testo in discussione che presenterebbe queste conseguenze solo se approvato così com’è.
Inoltre, la previsione di eccezioni è già inclusa nel testo. I frutti di bosco sono confezionati in vaschette anche per evitare gli urti, fattispecie già prevista dal regolamento, mentre l’insalata può deperire molto in fretta ed essere esposta a rischi microbiologici per cui potrebbe continuare a essere confezionata e distribuita in busta.
La tipologia merceologica che maggiormente sarebbe colpita dal regolamento è la frutta e la verdura confezionate in plastica di medie dimensioni. Per esempio, le confezioni con 3 zucchine, oppure i kiwi, gli avocado o le arance: tutti prodotti che vengono abitualmente venduti anche sfusi.
Un cambiamento potrebbe comportare un disagio per il consumatore abituato ad acquistare frutta e verdura confezionata, ma come conferma anche Fondazione Veronesi, gli italiani sono sempre più sensibili al tema della salute e della sostenibilità. Il fatto che, venendo a mancare il packaging di plastica, una parte rinunci a consumare quei determinati prodotti non è che, al momento, un’ipotesi.
Dal canto suo, non è la prima volta che l’Unione Europea interviene su temi legati alla sostenibilità, anche introducendo novità non popolari. Era avvenuto con l’introduzione obbligatoria dei sacchetti biodegradabili, per esempio, ma si tratta di un frammento di una più ampia strategia che mira a compiere azioni che rendano la sostenibilità un obiettivo concreto. Il dottor Matteo Ferrari, docente del Corso di Alta Formazione in Diritto Agroalimentare organizzato dalla Fondazione Forense Bolognese, intervistato sul tema ci ha raccontato che “quando parliamo di sostenibilità a livello europeo dobbiamo fare riferimento al pacchetto di iniziative noto come ‘Green Deal’ e alla comunicazione ‘Farm to fork strategy’, promossa nel maggio del 2020. Con questi documenti, l’Unione Europea ha immaginato una serie di azioni regolative sulla gestione della filiera con l’obiettivo di renderla più sostenibile.”
Non ci resta che seguire con attenzione la discussione sulla proposta di regolamento, attendere l’approvazione definitiva e, nel frattempo, chiederci: cambierebbero le nostre abitudini di consumo se i prodotti fossero confezionati senza plastica?
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