World’s 50Best, tutto sulla vigilia di Las Vegas (e l’attesa per Torino 2025)
50 Best, ventiduesima edizione, Las Vegas. Era fatale che la classifica e la città del Nevada si incontrassero: la prima campionessa del gastrotainment, la seconda dell’entertainment tout court. Succede in questo 2024, l’anno più tormentato dal Dopoguerra, ma questo è lo spettacolo, bellezza. Vegas persevera nell’essere ciò che l’ha resa famosa: roulette e poker, riccanza e sfiganza in egual misura, tornei no-stop e salette riservate per puntate da centinaia di migliaia di euro, toy girls e toy boys, quaranta gradi all’esterno, diciotto all’interno dei megabuilding.
A parte Sphere, il cupolone nuovo di pacca che domina la valle, tutto il resto è quello dell’iconografia di “Danny Ocean”: il Bellagio e le sue fontane, il Venetian con il fake campanile di San Marco, le fake gondole, i fake stucchi veneziani e poi il monstre, il Wynn, che ospita l’evento. Da quel che dicono i ben informati, il Wynn – albergo, casino, Spa, una teoria di piscine, infiniti ristoranti, innumerabili negozi di lusso – s’è aggiudicato l’asta per ospitare la kermesse da solo, pagando di tasca propria. Non sorprende, se si considera che fattura 3 miliardi di dollari, ha 14mila dipendenti, ogni anno incassa 600 milioni nel solo comparto food and beverage.
Che saranno mai i pochi milioni per accaparrarsi la 50 Best (pare che Torino, che la ospiterà nel 2025, ne abbia pagati 2,3) comparati con i cachet di un Lionel Richie o di un Chris Tucker, in programma in questi giorni? I cuochi sono arrivati tutti e si aggirano tra slot machine e tavoli da blackjack un po’ confusi dal jet-lag e dagli ambienti atemporali progettati per farti perdere il senso della realtà (e più dollari possibile). Il programma pre-premiazione prevede talks, cene e mondanità, ma fa un po’ strano sentire parlare di sostenibilità in una città sorta in un deserto e vedere Virgilio Martinez – vincitore 2023 – raccontare di culture indigene e rapporto con la terra nella conference hall intitolata a Beethoven di un casinò. Wow. Cosa ci facciano i più colti, i più ispirati, i più militanti chef del mondo in un posto così lo sanno solo William Reed e il dio delle bibbie nei comodini di ogni stanza dell’hotel. Qualche cuoco è a disagio, qualcuno non capisce ma si adegua, qualcuno se la gode alla grande: vogliono i rumors che lo chef di Maido lunedì sera abbia fatto fortuna al tavolo della roulette.
[[ima2]][[ima3]][[ima4]]Ciò detto, finito il disorientamento, grazie al cielo vincono i contenuti. Ai talks, le conferenze pre-premiazione, Daniel Humm, Malena Martinez (l’anima di Mater Iniciativa, il progetto culturale del fratello Virgilio), Josh Niland sono, come si dice, di grande ispirazione, come lo sono Jessica Rosval e Caroline Caporossi che raccontano Roots, il progetto dedicato alle donne migranti nato a Modena (Jessica è la chef del Gatto Verde annesso a Casa Maria Luigia di Massimo Bottura e Lara Gilmore: Lara è qui, Massimo no). Ed è divertente il pranzo che Enrico Crippa di Piazza Duomo cucina a quattro mani con Theo Schönegger al ristorante Sinatra del Wynn, abbinato ai vini di Ceretto. Pasto che vale l’onor delle cronache almeno per due motivi. Il primo: scopriamo che il fratello dello chef del Sinatra, Andreas, è stato l’allenatore di Jannik Sinner dai 6 ai 12 anni quando faceva lo sciatore, e poi l’ha iniziato al tennis in quel di San Candido, e ce lo racconta proprio poche ore dopo che l’altoatesino è diventato numero uno al mondo nella classifica ATP.
Il secondo, è che il pranzo accanto a Federico Ceretto – dell’omonima cantina, proprietaria di Piazza Duomo – è l’occasione per farsi raccontare del lavoro che sta portando all’edizione 2025 di 50 Best che, come è noto, si terrà a Torino. Il comitato promotore per 50Best in Italia è un triumvirato di cui fanno parte Roberta Garibaldi – che ebbe l’intuizione quando era amministratore delegato di Enit, ai tempi di Draghi, con ministro Garavaglia – quindi lo stesso Federico Ceretto, che ha fortissimamente voluto portare in Italia l’evento, e Massimo Bottura, che più di tutti conosce i meccanismi di 50Best e ha un’idea di cucina italiana contemporanea. Cosa sarà 50 Best a Torino – tra maggio e giugno 2025 – è presto per dirlo, ma i tre stanno mettendo assieme le migliori energie del paese.
[[ima5]][[ima6]][[ima7]]La presentazione ufficiale dell’edizione italiana è programmata per ottobre, per allora tutto sarà svelato. Ma adesso l’attenzione è tutta su domani sera, sul fuso di Las Vegas (dunque la mattina di giovedì 6 giugno per l’Italia: la West Coast è 9 ore indietro rispetto a noi). Vincerà quello che l’anno scorso era il secondo classificato, cioè Disfrutar (il regolamento prevede che il vincitore dell’anno precedente esca dalla competizione) o ci sarà una zampata? DiverXo da anni fiata sul collo del primo gradino del podio, e Alchemist di Rasmus Munk sta crescendo velocissimamente, con una vistosa benedizione del papa spagnolo Ferran Adrià. Poche ore e il mistero sarà svelato. Naturalmente si accettano scommesse. Del resto, siamo a Las Vegas.