Secondo Marco, la Valpolicella fresca e bevibile. «Come nelle vecchie osterie»
«I vini della Valpolicella erano quelli delle osterie. Da bere. Ed è quello che dobbiamo fare ancora noi, oggi».
La visione di Marco Speri, che la Valpolicella la conosce molto bene per la sua lunga esperienza tra le vigne, è sicuramente più moderna e innovativa di quella di tanti giovani che si approcciano alla produzione del vino, soprattutto in questa zona. Perché, come anche detto e ribadito durante Amarone Opera Prima (riportiamo qui l’articolo), bisogna cambiare registro, lavorare sulla finezza e leggerezza, e mettere in secondo piano l’eccessiva struttura.
[[ima2]]Marco Speri ha applicato la sua filosofia all’azienda Secondo Marco, nata nel 2008. Ma la sua storia da viticoltore è decisamente più lunga. «Arrivo dalla Speri viticoltori, un’azienda storica della Valpolicella – racconta – Una di quelle veramente storiche… Abbiamo sempre creduto nella Valpolicella e nel suo valore. Abbiamo investito tanto, a livello di territorio: in azienda eravamo quattro fratelli».
Nel 2008 la svolta. «A un certo punto io, che in sostanza ero subentrato a mio padre Benedetto, ho deciso di uscire. Volevo cercare di fare vini da bere. Un tempo si andava nelle osterie per bere il “goto” di vino, doveva essere un bicchiere scorrevole, piacevole», racconta Marco con l’immancabile sorriso al quale si aggiunge un tocco di sana autoironia.
Così nasce la Secondo Marco, che al momento ha 18 ettari per una produzione di 80mila bottiglie annue circa, «anche se ne potrei produrre di più», sottolinea Marco Speri.
[[ima3]]«I vigneti sono in gran parte nell’area di Fumane – spiega – e poi ho qualche terreno in altre zone. Sto lavorando in biologico, e posso assicurare che qui a Fumane è facile. Parto dall’idea dei vini di mio papà e dei miei zii, che erano leggeri».
In vigna ha anche sperimentato un impianto a pergola modificata, a forma di “Y”, che serve a dare all’uva più luce, aria e parete fogliare. E poi c’è il fattore tempo, l’attesa. Anche per il Valpolicella Classico. «L’idea è quella di fare un vino leggiadro, per la quotidianità». Così abbiamo assaggiato le annate 2020 e 2019, che hanno a lungo atteso prima di arrivare sulle tavole dei consumatori.
«C’è anche l’utilizzo delle vasche di cemento, che portano ottimi risultati» sottolinea Marco Speri. In entrambi troviamo una grande eleganza, in particolare nella 2019, con la freschezza e la pulizia del frutto, ma anche una bella complessità. Il tempo, poi, conferma che anche il Valpolicella Classico può avere una propria longevità. Ne sono una prova gli assaggi dell’annata 2016 e, ancora di più, della 2013: vini dalla grande profondità ed espressività, che si lasciano cullare dal tempo per trovare un sempre migliore equilibrio.
[[ima4]]Lo stile dei vini Secondo Marco è per certi versi inconfondibile, con la sua ricerca della bevibiltà mantenendo sempre un forte legame con il territorio e con le annate. Gli Amaroni sono frutto proprio di queste scelte. L’Amarone 2012 (Corvina 40%, Corvinone 45% e Rondinella 15%) si dimostra un vino di grande eleganza e profondità, mentre il 2013 è un po’ più ricco e anche leggermente intenso. Sorprende l’annata 2014 che, guardando l’andamento climatico, non aveva una prospettiva particolarmente incoraggiante: Marco Speri, invece, è riuscito a realizzare un vino dall’estrema finezza, sicuramente meno strutturato ma anche dalla grande freschezza e pulizia, ma soprattutto estremamente piacevole.
L’Amarone 2015, nella visione di Speri, è ancora giovane, ma assaggiandolo si può notare come sia un vino dove si ha già un ottimo equilibrio al sorso e una notevole ampiezza al naso. Guardando in prospettiva, siamo certi che diventerà ancora più buono di quello che già è.
Vini diversi, ma tutti “figli” di Marco Speri. E per chiudere, a proposito di figli, chiudiamo con la frase di papà Benedetto Speri nei confronti di Marco, che è anche la frase che troverete subito aprendo il sito web di Secondo Marco: «El me somea ma non so da ci la ciapà…». Mi somiglia, ma non so da chi ha preso…