Chi è Teo KayKay: arte e talento a servizio del mondo del vino e dello Champagne

Matteo Mengacci, classe 1981, in arte Teo KayKay (KayKay è ispirato allo slang americano “KK” che esprime un’approvazione, ndr) è conosciuto per aver prestato il suo talento artistico nel valorizzare bottiglie di Champagne e di vino disegnate a mano: opere d’arte uniche al mondo e certificate Blockchain. Oggi ha un sito ufficiale (https://www.teokaykay.com/), una squadra di quattro collaboratori, un’agenda fittissima di impegni e incontri per programmare il futuro, che lo vede protagonista con le sue creazioni.

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Bottiglie colorate con diamanti distintivi e dettagli che permettono di riconoscere il suo stile. Un successo incredibile che ha portato a numerose imitazioni e falsificazioni ai danni delle sue opere. «Ho dovuto contrastare queste attività illecite – chiosa Matteo Mengacci – creando le certificazioni Blockchain che permettono di garantire l’autenticità e il tracciamento di ogni bottiglia. Alle aste, molte delle mie opere hanno raggiunto dei valori impressionanti. Ogni acquisto sul mio e-commerce prevede la consegna della bottiglia con un attestato di autenticità cartaceo e un altro registrato in Blockchain».

Per chi non lo sapesse la Blockchain è un registro digitale distribuito, in grado di memorizzare dati di qualsiasi tipo. Un sistema usato nel mondo luxury dove il bene è sempre accompagnato da un attestato di autenticità. Ma partiamo dalle origini di Teo.

 

COME HA INIZIATO QUESTA ATTIVITÀ?
«Posso definirmi un figlio d’ arte perché i miei nonni erano rispettivamente costumista e direttore di scena del Teatro Piccolo di Strehler. Mio padre Davide, invece, è un conduttore televisivo e mio fratello maggiore, Rudy Zerbi, è in primis un critico musicale. Anche se le nostre origini sono molto semplici, l’amore per l’arte è da sempre nel mio DNA. Ho cercato di applicarmi nello studio con grande fatica di concentrazione per la parte umanistica cambiando molte scuole. Fin da bambino il mio spirito s’illuminava quando potevo esprimermi attraverso un foglio di carta bianco e le mie matite colorate Caran d’Ache che custodivo nella scatoletta metallica come un tesoro prezioso. Ero uno studente irrequieto e tra istituto d’arte e liceo artistico, concludo finalmente gli studi all’Accademia del fumetto di Milano diplomandomi in Cinema di Animazione. Cercavo il mio posto nel mondo e alla domenica mattina andavo in edicola per ammirare le riviste di street art che in centro erano presenti solo alle Messaggerie Musicali. Da lì il mio inizio nel dipingere graffiti».

Già dal 1996 inizia a usare con maestria bombolette colorate per decorare le saracinesche dei negozi o delle edicole guadagnando i primi soldi con la sua arte. Negli anni Duemila arriva il suo primo lavoro come “colorista” in Disney, ossia colui che riempiva di colore le tavole dei fumetti con guadagni esigui; quindi, cerca lavoro nel campo televisivo e musicale riuscendo a fare il radio promoter. La rete di contatti inizia a crescere permettendogli di esplorare dapprima il campo automotive e poi la moda ricoprendo incarichi sempre più prestigiosi nel comparto marketing, e viaggiando tra l’Italia e gli Stati Uniti con un approfondimento di strategia digitale. I graffiti erano stati abbandonati per mancanza di tempo, ma l’arte non poteva allontanarsi da Matteo.

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«Il colore- chiosa Matteo – è sempre stato un elemento che mi ha affascinato. Una sera a cena, a casa di amici, ho deciso di colorare la mia prima bottiglia di Champagne da omaggiare alla padrona di casa. Un momento creativo durante il quale il mio estro si esprimeva con macchie di colore e segni che mi piacevano. Chi ricevette questa prima bottiglia mi disse meraviglie e suggerì di farne un business. Allora compravo le bottiglie al supermercato e durante una Fashion Week ne condivisi una con su disegnato un unicorno. Poi ho iniziato a dedicarmici nel tempo libero: creavo, postavo sul mio profilo Instagram e, in parallelo, proseguivo il mio lavoro manageriale».

Certo la casualità di questa prima opera artistica fa riflettere su come il destino di una carriera professionale possa cambiare se i sogni iniziano a trasformarsi in realtà. Teo Kaykay inizia a farsi notare nel settore, senza esonerarlo però dal ricevere una diffida da parte di un grande gruppo di Champagne.

La vetrina social è stata – ed è tuttora – un viatico di visibilità e le aziende francesi De Venoge, Mumm, Taittinger poi Duval Leroy, ma aziende italiane come Signorvino e Guido Berlucchi con Palazzo Lana sono diventati dei partner abituali.

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Durante il lockdown ha aperto il proprio e-commerce dove è possibile ordinare bottiglie disegnate dall’artista oppure da personalizzare. Una crescita incredibile che lo porta nel 2022 a fare una scelta radicale: abbandonare la carriera manageriale della moda e dedicarsi esclusivamente al progetto Teo KayKay.

 

QUANDO HA PENSATO DI CAMBIARE E SEGUIRE IL SUO SOGNO ARTISTICO SENZA DISTRAZIONI?
«La mia razionalità è stata bilanciata dall’arte, tant’è che mi posso ritenere un imprenditore al 50% e il restante 50, un artista. Un binomio non scontato che mi ha fatto decidere con strategia di farne un lavoro per il futuro. Un caro amico fotografo sostiene che sia riuscito a dare uno sviluppo commerciale alla mia arte, sdoppiando il mio essere artista dall’essere consulente digitale con la mia agenzia creativa».

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Oltre alle bottiglie esistono anche altri progetti, vedi la creazione nel 2023 delle carte vini del Mudec, tre stelle Michelin di Enrico Bartolini con il sommelier Sebastien Ferrara: vini e illustrazioni oltre a una cover unica, con esemplari numerati, per un progetto mai visto prima. Adora il colore fucsia, il viola e la mattina è la porzione della giornata durante la quale si sente più ispirato, quindi sveglia all’alba. 

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CHI È IL CLIENTE CHE ACQUISTA SUL SUO E-COMMERCE?
«Collezionisti e fondi di investimento, ma anche aziende nel settore del lusso. È giusto sottolineare che esistono degli sgravi fiscali per chi investe in arte attraverso le corporate collection ideate per il benessere dei dipendenti. Il mio cliente, invece, è la Maison di Champagne, l’azienda di vino che vuole arricchire la propria collezione con un oggetto d’ arte ideato con il mio stile».

 

HA ANCORA UN SOGNO NEL CASSETTO?
«Sì, vorrei disegnare un prodotto per la grande distribuzione – una lattina per un energy drink, uno snack o un sacchetto di patatine Teo KayKay. Così potrei diffondere la mia arte in maniera più “pop”. mai dire mai!»

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