Alla scoperta del Verduno Pelaverga DOC: un vino unico, territoriale, dal forte potenziale gastronomico

Fare sistema è da sempre un elemento avanguardista che i produttori di vino di tutto il mondo hanno compreso possa fare la differenza.

Qui a Verduno, da un paio d’ anni, è stata creata una piccola associazione di produttori del Verduno Pelaverga DOC con un nome non casuale: Verduno è Uno. Nome omen per confermare l’unicità di questa denominazione. Spiega il presidente Diego Morra: «L’intento collettivo è di lavorare congiuntamente per salvaguardare e custodire l’unicità̀ di questo vino e di questo territorio, anche a fronte delle sfide che ci pone il cambiamento climatico; focalizzare l’attenzione sul grande potenziale del Verduno Pelaverga DOC in termini di abbinamenti gastronomici, così come la sua innegabile versatilità̀ che lo rende interessante per culture e tradizioni culinarie assai differenti».

Il giornalista Ian D’Agata, uno dei massimi esperti di vino a livello internazionale, collegato in via digitale dalla Cina e il sommelier Sandro Minella della Cantina Comunale di Verduno hanno presentato a un pubblico di esperti del settore 15 Verduno Pelaverga Doc 2023.

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Come ha esplicitato D’Agata: «Il vitigno Pelaverga, dal latino pellis virga, in verità, prende il nome da una particolare tecnica adottata per agevolare la maturazione delle uve, pelando parzialmente i ramoscelli di vite. Esistono due tipi di vitigni autoctoni distinti per zona e dimensione dell’acino: quello grosso è della zona di Saluzzo (ndr, in provincia di Torino è detto Cari) mentre il piccolo è quello di Verduno. Entrambi i Pelaverga sono stati ufficializzati e registrati nel Catalogo Nazionale delle Varietà di vite tra il 1981 e il 1994. Nel 1995 nasce la Doc Verduno Pelaverga con la possibilità di produrlo nei comuni di Verduno, Roddi e La Morra».

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La superficie idonea a produrre Verduno Pelaverga è poco più di 30 ettari, perlopiù nel comune di Verduno. Le bottiglie prodotte nel 2022 arrivano a 204mila. Una produzione di nicchia che soddisfa i clienti estimatori di questo vino rosso senza rischiare soste in cantina.

Il prezzo medio di questi vini in enoteca varia da 15 a 20 euro. Sia D’Agata, sia Minnella sottolineano durante il tasting un elemento tecnico su cui riflettere: «Un descrittore ricorrente sul Pelaverga è il pepe, bianco o verde, e in effetti ci sono dei dati scientifici che lo attestano. L’analisi di questo vino ha rilevato una concentrazione significativa di rotundone che è noto per conferire una nota di pepe distintiva e ha una soglia olfattiva molto bassa. Le concentrazioni misurate, ben al di sopra della soglia di percezione, potrebbero collegare direttamente il rotundone alle note speziate evidenziate dall’analisi sensoriale dei vini Pelaverga». Floreali, salini, pepati per l’appunto e dal colore rosso più o meno luminoso e intenso. 

L’annata 2023 è senza dubbio migliore della 2022. Tra gli assaggi proposti ci hanno colpito maggiormente queste etichette dei produttori:

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Diego Morra, per la verticalità, un tannino più pronunciato e ben integrato;

Gian Luca Colombo, un giovane vignaiolo che ha trasferito nei calici un vino dal frutto croccante con note di pepe verde decisamente inebrianti;

Cadia, un colore rosso luminoso intenso che ha svelato un vino succoso, intenso, equilibrato, dalla complessità in evoluzione.

Fratelli Alessandria, un prodotto ottenuto con pochi giorni di macerazione delle bucce per un risultato più floreale e un sorso ben equilibrato, quasi stratificato tra note pepate e sapidità ricorrenti.

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