A tu per tu con Antonio Guida: il senso puro di Identità Inclusive

Manca davvero poco e, domani, domenica 9 giugno, si darà il via alla prima edizione di Identità Inclusive (ve ne abbiamo parlato qui), l’iniziativa a favore di una ristorazione sociale, sostenibile e di qualità, fortemente voluta da Paolo Marchi, co-fondatore e curatore di Identità Golose e Vito Valente, presidente della cooperativa Includi, un evento che ha come scopo quello di creare una rete tra realtà che promuovono l’inclusione lavorativa attraverso la gastronomia.

L’appuntamento è a San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi e si concluderà lunedì 10 giugno, a cena, con una serata speciale firmata da alcuni tra i più grandi protagonisti della scena gastronomica del Buon Paese, come Franco Pepe, il maestro pizzaiolo di Pepe in Grani, a Caiazzo (Caserta), Giovanni Ingletti, executive chef di XFood, a San Vito dei Normanni, Jessica Rosval, chef del ristorante Al Gatto Verde e direttrice culinaria di Roots, Modena, Floriano Pellegrino del ristorante Bros, Lecce, il pasticciere Nicola Di Lena, Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, nonché timoniere di Virgola, laboratorio terapeutico di pasticceria e, ultimo, ma non per ordine di importanza, Antonio Guida, chef del ristorante Seta al Mandarin Oriental, da anni impegnato attivamente sul fronte dell’inclusività. Per l’occasione lo abbiamo intervistato, ricalcando le origini di questa sua dedizione e di come il dolore, quel che appare come un ostacolo insormontabile nella vita, sia in grado di generare bellezza e opportunità. In altre parole, di generare un futuro migliore.

Antonio, prima di tutto è marito di Luciana e papà di Viola, una bambina di 11 anni affetta da una disabilità complessa, «e una disabilià, in famiglia, scoppia in casa come una bomba, il dolore è talmente forte da ridurre la carne in brandelli», commenta chef Guida. Ma non ci si può fermare alla sofferenza e questa, con impegno, deve a poco a poco trasformarsi in amore verso gli altri. Così, 5 anni fa, proprio l’amore porta alla luce il progetto A casa di Antonio, una serie di pranzi benefici il cui ricavato va ora a garantire il supporto a Le piccole case, un nuovo centro specializzato che accoglie 50 bambini con autismo, a Milano, gestito dalla onlus L’abilità

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«Eccetto il periodo estivo, la domenica, una volta al mese, con il supporto della squadra del Seta e la collaborazione di tanti amici sponsor, la media partnership di Cook e Dior Maison, Luciana e io apriamo le porte di casa nostra per ospitare chiunque desideri aderire all’iniziativa e conoscerci (ndr, ogni pranzo ha il costo minimo di €700,00). Quest’apertura è stata percipita sin dall’inizio come un valore aggiunto perché a tavola viene a crearsi un’atmosfera molto intima; è lì che spieghiamo cosa facciamo, cosa fa l’associazione e in questa maniera, di anno in anno, tanti ospiti hanno sposato la causa e sono diventati donatori assidui. Questo ci rende particolarmente felici, orgogliosi, dal momento che è essenziale che qualsiasi forma di aiuto, anche in piccola misura, sia costante, continua, così da poter supportare le famiglie e i loro figli non solo di tanto in tanto, ma assiduamente».

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Dare continuità, quindi, ma anche avvicinare le persone alla disabilità, perché spesso ciò che è diverso tende a spaventare, ad allontanare, «e invece questi ragazzi sono estremamente preziosi per la società, per chi vive attorno a loro e con loro condivide la quotidianità. Innanzitutto comprendiamo quanto siamo fortunati per ciò che abbiamo, per l’aria che respiriamo e per i passi che muoviamo. Ma poi abbiamo la possibilità di diventare persone migliori: penso a Viola, ai suoi compagni di classe, che si preoccupano quando all’improvviso manca a scuola, si prendono cura di lei e la proteggono. Ecco, chi vive accanto a persone colpite da disabilità gravi, coltiva dei valori migliori e questa è una cosa molto bella. Forse la vita di questi ragazzi non potrà mai migliorare del tutto, ma il bene che alimentano, lascia un segno forte nelle vite degli altri».

Eppure la vita migliora sicuramente quando vengono offerti a questi giovani degli stimoli e, proprio grazie al ruolo delle associazioni e dei professionisti che a esse fanno capo, i ragazzi riescono a sviluppare un minimo grado di autonomia, che da soli difficilmente raggiungerebbero. Migliora quando anche le famiglie riescono a concedersi degli attimi di sollievo, che sia per fare la spesa, rassettare casa o anche solo per andare dal parrucchiere, senza mai fuggire dalla sofferenza, certo, affrontando però, in maniera più serena, una piccola porzione di quotidianità.

Migliora ancora, quando c’è chi decide di prendersi cura del futuro di giovani con disabilità, offrendo loro un’opportunità lavorativa concreta: è il caso di Pappaluga, l’impresa agricola sociale a Gemonio (Varese) fondata da Davide Macchi, imprenditore già operativo nel campo della disabilità in ambito sportivo, oltre che come papà. Il progetto nasce, dunque, per dare dignità lavorativa a persone con disabilità cognitive, intellettive e relazionali, un lavoro vero e retribuito a chi, altrimenti, non avrebbe molte possibilità; Pappaluga, così, entra in supporto di tutte quelle aziende che non riescono a ottemperare la legge 68 del 1999 che impone a tutti i datori di lavoro, pubblici e privati, con più di 15 dipendenti, di riservare una quota delle proprie assunzioni ai soggetti disabili o ad altre tipologie di categorie protette. L’impresa, quindi, offre una convenzione, ottemperando per conto terzi l’obbligo dell’assunzione obbligatoria, mentre le aziende, dal canto loro, finanziano il progetto e assolvono così l’obbligo imposto dalla legge. Non si tratta quindi di un progetto filantropico, ma di un nuovo modello d’impresa che ha come fulcro della sua attività l’agricoltura biologica.

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«Pappaluga è un progetto straordinario, una realtà costruttiva e davvero molto interessante dove tanti ragazzi con disabilità hanno trovato una dimensione ideale in cui sentirsi pienamente responsabili. – commenta Guida – Arrivano a lavoro con un entusiasmo incredibile, passano tanto tempo all’aperto, sono orgogliosi di quello che fanno e, cosa più importante, sono sempre occupati – cosa che non accadrebbe, invece, se restassero a casa. Da diverso tempo nella cucina del Seta utilizziamo tanti dei prodotti provenienti dall’orto di Pappaluga e sono davvero eccezionali. Solitamente, un anno prima, programmiamo insieme cosa coltivare; per esempio, tra qualche giorno andremo a raccogliere le fragole che abbiamo piantato insieme ai ragazzi un mese fa, eppure abbiamo già utilizzato le loro cipolle, i porri, le melanzane e i lamponi».

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Ancora una volta è nel supporto continuo, quotidiano, nella possibilità di creare opportunità concrete e durature, nella convinzione che una disabilità non è un limite, ma una risorsa preziosa per l’intera società che vive il senso puro di Identità Inclusive.

Vi aspettiamo a San Vito dei Normanni.

 

COME PARTECIPARE

Quando: lunedì 10 giugno
Dove: ristorante XFood a San Vito dei Normanni (Brindisi), via Brindisi 72019.

Per prenotare o ricevere ulteriori informazioni, chiamare al numero +39 366 8913041 o scrivere all’indirizzo mail info@ristorantexfood.it 
Prenotazione obbligatoria entro sabato 8 giugno
 attraverso bonifico bancario intestato a

Includi Società Cooperativa Sociale Onlus
Causale: Prenotazione cena beneficenza del 10 giugno Festival Identità Inclusive
Coordinate IBAN: IT16D0103079280000000400142

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