Sicurezza alimentare: inaugurata la piattaforma dell’Osservatorio PFAS
È online dal mese di aprile la prima piattaforma web italiana interamente dedicata ai PFAS, ovvero un insieme di sostanze per- e polifluoroalchiliche impiegate a partire dagli anni ‘50 in diverse filiere produttive con un potenziale effetto nocivo sull’ambiente e sulla salute animale e umana. Mentre è in corso una ampia discussione a livello europeo sulla messa al bando della produzione di molte delle sostanze che sono parte di questo gruppo, la conoscenza e la consapevolezza di che cosa sono e i loro effetti è ancora limitata.
Invertire la rotta è uno degli obiettivi che ha portato alla creazione dell’Osservatorio PFAS, un progetto avviato dall’Ente di Ricerca per lo Studio degli Alimenti e della Nutrizione (FOSAN) con la partecipazione di esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ISPRA, dell’Università di Padova, dell’Università di Parma e dell’Università di Roma La Sapienza. Per conoscere meglio le opportunità legate a questa piattaforma web accessibile a tutti abbiamo intervistato la dottoressa Laura Paganini, coordinatrice del progetto.
Perché un Osservatorio PFAS?
I PFAS sono un ampio gruppo di sostanze, alcune delle quali sono utilizzate per la produzione di oggetti quotidiani. Ad esempio, sono presenti come impermeabilizzanti nella produzione di tessuti e vestiti, oppure nella produzione di imballaggi per alimenti, piatti e stoviglie in carta. Tra le caratteristiche in comune c’è quella della resistenza all’acqua e all’olio, per cui sono molto utili. Si è però scoperto che sono molto persistenti: restano nell’ambiente per anni, si depositano nelle falde acquifere e negli animali, come nell’uomo, si accumulano in vari tessuti. Inoltre, si è osservato che l’impiego di acque ad alta concentrazione di PFAS in agricoltura e nell’allevamento possa avere delle conseguenze nocive.
Nel 2020, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha emesso una nota nella quale valuta che quattro PFAS possono avere effetti tossici anche a dosi basse e ha rilevato una presenza diffusa di queste sostanze negli alimenti consumati in Europa, soprattutto pesce, uova, semi e acqua potabile. L’EFSA ha incoraggiato gli Stati e la stessa UE ad agire per ridurre l’assunzione di PFAS attraverso gli alimenti e la Commissione Europea ha fissato dei limiti in diversi prodotti di origine animale.
Quest’anno, inoltre, cinque Paesi dell’Unione Europea – Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia – hanno avanzato una proposta dall’Agenzia Chimica Europea (ECHA) affinché si vieti completamente l’utilizzo dei PFAS in Europa. Una proposta radicale da cui è stata aperta una consultazione pubblica per poterne valutare tutte le potenziali conseguenze.
“L’argomento è molto complesso” commenta la dottoressa Paganini, “e chiama in causa tante professionalità e competenze differenti. L’Osservatorio nasce con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione e le istituzioni, a proposito della contaminazione ambientale e alimentare dovuta ai PFAS, e seguire l’avanzamento dei lavori anche dal punto di vista normativo.”
Osservatorio PFAS: una piattaforma aperta a tutti per conoscere i rischi per persone, animali e ambiente
FOSAN è un ente di ricerca attivo dal 1972 nell’ambito dello studio degli alimenti per la nutrizione umana. “Lavorando per alcune piccole e medie imprese nello sviluppo di prodotti tecnologicamente avanzati ci siamo imbattuti nella problematica dei PFAS e, in particolare, nei rischi legati alla migrazione dei PFAS dai materiali a contatto con gli alimenti (i cosiddetti Moca) e i cibi stessi” racconta l’intervistata. “Abbiamo cominciato a dedicarci in maniera specifica a queste sostanze come oggetto di ricerca e ci siamo resi conto della crucialità dell’argomento: è importante come lo studio delle microplastiche, ma la consapevolezza è minore.”
FOSAN, dunque, si è fatto promotore di diverse iniziative multidisciplinari legate alla ricerca, fino all’apertura dell’Osservatorio PFAS, uno spazio digitale aperto a tutti curato da un comitato scientifico che, oltre ai ricercatori dell’ente, coinvolge esperti di diverse materie e affiliazioni. “Ci siamo accorti che c’è chi ne parla solo dal punto di vista della salute focalizzandosi sulle complicanze connesse all’alimentazione con cibi contaminati; chi invece si occupa del problema dal punto di vista tecnologico all’interno delle filiere; chi invece si dedica soltanto all’allevamento e all’acquacoltura. La nostra idea è stata quella di creare uno spazio digitale – ma con appuntamenti anche in presenza – per affrontare il tema in maniera integrata e nella sua complessità”.
Strumenti e dati per decisioni più consapevoli
L’Osservatorio è un’agorà all’interno della quale persone con ruoli distinti possono trovare risposte ai loro dubbi: dalla definizione dei PFAS al quadro normativo, dalle mappe dei luoghi più contaminati nel mondo ai rischi per la salute. “Ci interessa uscire da un ambiente puramente accademico, per creare delle connessioni con il mondo produttivo e pubblico” specifica la dottoressa Paganini. “Tutto ciò che viene pubblicato sul sito è firmato da uno o più esperti che possono essere contattati da un’azienda o anche da un ente pubblico che desidera approfondire l’argomento o una consulenza.”
Questo è spazio di confronto e dibattito digitale; è, quindi, un punto di partenza per aumentare la consapevolezza e l’attenzione dedicata all’argomento. “Non pensiamo ai PFAS come qualcosa di distante da noi” spiega l’intervistata, che aggiunge: “ad esempio, un ente pubblico che deve fare una gara d’appalto e scegliere i parametri per definire quali tipi di piatti dovranno essere utilizzati nella ristorazione scolastica, può rivolgersi a noi oppure sul sito scaricare i dati aggiornati per prendere decisioni informate e sicure.”
Una sezione del sito è, inoltre, dedicata alla divulgazione e alle ultime notizie legate ai PFAS. In questo modo FOSAN e i suoi partner vogliono rivolgersi anche ai consumatori per fornire loro strumenti informativi chiari e certificati per orientarsi su un tema complesso, ma che riguarda tutti.
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