10 curiosità sul caffè che vi lasceranno a bocca aperta
Sappiamo che il caffè ci piace tanto, al punto da essere per molti italiani una bevanda assolutamente irrinunciabile. Sappiamo quali sono gli effetti della caffeina sul nostro organismo, abbiamo imparato come conservarlo in casa e come riconoscerne uno veramente buono. Nemmeno la storia della bevanda energizzante è più un mistero, al contrario sappiamo che è nato in Etiopia e che si è diffuso in Europa solamente a partire dal 1660 in Inghilterra prima e nell’impero asburgico poi, e da lì in tutto il continente. O ancora, vi abbiamo raccontato anche dell’antica arte di interpretare i fondi di caffè, la caffeomanzia.
Sono tantissime, quindi, le cose che sappiamo. Ma ci sono ancora almeno dieci curiosità sul caffè che, ne siamo certi, non sapete. Ve le sveliamo noi, preparatevi a gustare il vostro espresso, cappuccino o macchiato, mentre assaporate anche qualche chicca sul suo conto!
Curiosità sul caffè: 10 cose che forse non sapete
Per gli appassionati #coffeelover, ecco in arrivo una raccolta di 10 curiosità sul caffè che allargheranno la vostra conoscenza!
L’origine del nome
Impossibile non dare il via a questa carrellata di curiosità sul caffè senza partire dal nome: perché dunque si chiama caffè, un termine comune nella radice a quasi tutte le lingue europee? Attorno all’anno Mille alcuni mercanti turchi esportarono dall’Africa, dall’area che oggi appartiene appunto all’Etiopia, alcuni chicchi di una pianta dalla quale ottenevano una bevanda chiamata qahwa che significa “che non permette di addormentarsi”, tradotto in turco in kahve e trasformatosi in “caffè” in italiano.
Perché l’espresso si chiama espresso?
Se l’etimologia della parola caffè era forse più nota, non tutti sanno qual è la ragione per cui l’espresso si chiama così. All’estero vige la convinzione che il nome derivi dal fatto che per preparare il caffè sia necessario mettere in infusione la polvere sotto pressione. Non si tratta di un vero e proprio errore, ma il punto è che questo procedimento non era stato pensato per ottenere una bevanda particolarmente densa, ma per accelerare i tempi della preparazione, da cui “espresso” inteso come veloce. C’è chi è pronto a giurare che possono bastare 45 secondi per avere in mano una tazza fumante!
E perché cappuccino?
Anche l’origine del nome “cappuccino” affonda le sue radici nella storia. Torniamo indietro all’apertura, a Vienna, del primo Caffè proprio nell’anno in cui il monaco cappuccino Marco d’Aviano arrivò alla corte dell’imperatore Leopoldo I con il tipico cappo marrone chiaro. Proprio lo stesso colore del caffè mescolato al latte, no? Esattamente, ed è proprio ravvedendo questa somiglianza che i tedeschi coniarono il nome per la bevanda di origine italiana. Ma come preparare un cappuccino a regola d’arte? Ce lo siamo fatti spiegare da un esperto del settore!
Dove si beve più caffè?
Potrà sembrare una domanda retorica e sicuramente siete pronti a giurare che il luogo dove si beve più caffè al mondo è il Belpaese che, invece, si colloca al dodicesimo posto di questa particolare classifica con una media 5,9 kg a persona all’anno. Meglio di noi fanno svizzeri, canadesi, austriaci, danesi, ma soprattutto i finlandesi che hanno conquistato il primato, consumando ben 12 kg di caffè ciascuno! Aggiungiamo un’altra curiosità: sapevate che si tratta della seconda bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua?
Macchinette del caffè, orgoglio italiano
Possiamo consolarci se ci tuffiamo nuovamente tra le pagine della storia per scoprire chi ha inventato la prima macchinetta del caffè. Si tratta, infatti, del milanese Luigi Bezzera che ebbe questa brillante idea nel 1901. Il brevetto passò poi nelle mani di Desiderio Pavoni che con la sua ditta produsse a lungo macchine del caffè in serie, una al giorno, fino al momento in cui vennero inventati strumenti tecnologicamente più avanzati, opera ancora una volta del “genio” italiano, in particolare di Gaggia.
Una bevanda aristocratica e le donne contro il caffè
Appena diffuso in Europa, nel Seicento, il caffè fu presto capace di fare incetta delle papille gustative dei nobili dell’epoca. La nuova bevanda veniva elogiata nelle corti e le venivano attribuiti i più singolari poteri. In Inghilterra il suo consumo si era diffuso così tanto tra gli uomini che, nel 1674, le donne londinesi, probabilmente esauste delle nottate che i mariti passavano fuori casa a bere caffè, organizzarono una vera e propria protesta chiedendo che fosse bandito e pubblicando la “Petizione delle donne contro il caffè”. Non serve aggiungere che fine fecero le rimostranze delle arrabbiate mogli britanniche, basti sapere che pochi anni dopo, nel 1683, venne fondato a Vienna il primo Caffè.
Il caffè come una musa
Chi ha detto che solamente una donna affascinante può essere d’ispirazione per poeti, musicisti, artisti e drammaturghi? Proprio il caffè, infatti, è stato capace di ispirare grandi del passato come il compositore Johann Sebastian Bach che, si dice, lo amava al punto da dedicargli la Kaffeekantate, eseguita a Lipsia, in Germania, tra il 1732 e il 1735. La Cantata, con libretto di Picander, racconta la storia di una giovane che beveva talmente tanto caffè da attirare l’ira del padre che la rimproverava continuamente per questo vizio: se non smetterai, la ammoniva, non ti permetterò di spostarti! La ragazza obbedì e convolò a giuste nozze, non senza aver incluso nel contratto prematrimoniale una clausola speciale: una volta sposata, avrebbe potuto bere tutto il caffè che voleva.
Una tazzina di caffè è spesso raffigurata anche in opere molto famose di celebri pittori: pensiamo a La fine della colazione di Auguste Renoir oppure a La coppia seduta al Caffè di Edouard Manet. Caffettiere cicciotte compaiono anche nelle opere di Botero e il caffè ha ispirato alcune opere di Vincent Van Gogh ed Edvard Munch. Insomma, si tratta di una passione ampiamente condivisa tra alcune delle menti più illustri della storia occidentale.
I benefici “alternativi”
Non tutti assimilano il caffè alla maniera tradizionale, anzi. Si dice che il principe Carlo d’Inghilterra, per esempio, sia convinto che l’impiego di clisteri della preziosa bevanda energizzante rappresenti una valida terapia anti-cancro, seguendo la “cura Gerson”.
Se il potere antitumorale del clistere di caffè non è scientificamente provato, i ricercatori dell’Harvard School of Public Health hanno dimostrato che le persone che bevono tra i 2 e i 4 caffé al giorno hanno minor rischio di soffrire di depressione.
All’Università di Tel Aviv, invece, hanno studiato gli effetti del consumo di caffè quotidiano sull’alito dimostrando che berne una tazzina o più non provoca l’alitosi e salvando le pause di tutti i lavoratori del mondo!
Amato anche dagli animali
Se crediamo di essere i soli sul pianeta Terra ad apprezzare così tanto l’oro nero, ci sbagliamo. Tra le curiosità sul caffè, infatti, una riguarda gli animali. Pare che anche gli elefanti ne siano ghiotti: mangiano, infatti, le bacche di caffè come se fossero gustosi snack. I chicchi si mantengono intatti nel processo digerente e vengono poi raccolti dallo sterco da cui deriva il Black Ivory, un caffè morbido e cremoso venduto nei più importanti mercati internazionali. Ma non solo: si è parlato tanto anche del Kopi Luwak, considerato uno dei caffè più costosi del mondo, in quanto viene prodotto da chicchi di caffè consumati e digeriti dal gatto selvatico di Sumatra.
La bevanda del diavolo
Ora ci fa sorridere, ma c’è stato un tempo in cui il caffè è stato definito dalla Chiesa come la “bevanda del diavolo” e la sua diffusione limitata nel nostro Paese. Perché? Sicuramente, per le sue proprietà eccitanti, e poi perché per secoli era stato consumato dai musulmani, arrivando a essere definito come “vino d’Arabia”. Leggenda vuole che, grazie al Papa Clemente VIII, a riabilitare il nome del caffè facendola diventare una bevanda “cristiana” a tutti gli effetti. Pare, infatti, che assaggiando la prima tazza di caffè fu così colpito da pensare che sarebbe stato un peccato farla bere solo agli “infedeli”.
Ci sono altre curiosità sul caffè che volete condividere con noi? Lasciateci un commento!
Articolo scritto con il contributo di Angela Caporale.
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